Primogenito con un fratello e una sorella minori, Silente inizia la propria carriera come studente ottenendo sin dall’inizio risultati a dir poco brillanti, tanto da diventare in breve tempo uno degli studenti più talentuosi che Hogwarts avesse mai accolto. Le doti e il genio erano però accompagnate dai mormorii sulla sua particolare situazione famigliare: suo padre, infatti, nel tentativo di proteggere la figlia, aveva ucciso dei babbani innocenti ed era stato in seguito incarcerato.
Successivamente alla morte della madre innescata da uno scompenso della sorella Ariana, il destino di Silente sembrava però già stato scritto all’interno del discorso famigliare: sacrificare il suo talento, la parte di sé più unica e autentica, il suo desiderio di riconoscimento per prendere il posto di capo-famiglia e accudire e proteggere sua sorella Ariana a qualunque costo.
Come sappiamo però, il giovane Silente in un momento di sconforto, reclusione e solitudine conosce Grinderwald: l’incontro fortuito e contingente con un’immagine speculare e narcisistica produce un continuo rimando al genio reciproco e ad una creatività mortifera e nefasta. I due, invaghiti l’uno dell’altro, progettano la loro ascesa al potere, cercando i Doni della Morte, sganciando il desiderio dalla legge e producendo un godimento fatale e distruttivo. La natura del desiderio di potere del mago era però chiaramente e strettamente compensatoria, volta a voler essere riconosciuto laddove non lo poteva più essere a causa dell’allontanamento volontario da ogni discorso accademico.
Nonostante la consapevolezza circa la malvagità dei pensieri di Grinderwald, decide di perseguire l’ideale di supremazia fino all’esasperazione e all’estremo fino a quando durante un duello contro l’amante, sua sorella rimane fatalmente uccisa.
Il rimpianto per la morte della sorella e per la perdita dell’amore lo accompagneranno per il resto della vita.
Nonostante le premesse non fossero delle più rosee, Silente si pone contro il determinismo psichico freudiano, cambia le carte del gioco, ribalta la sua posizione famigliare, produce un salto generazionale, originale, unico, geniale rendendo la sua vita unica ed irripetibile. Sorprendentemente e contro ogni prognostico, Silente riesce a carpire una piccola fessura residua di luce e di bellezza ingarbugliata nel destino oscuro, nefasto e tragico a cui sembrava essere inchiodato: trasforma il dolore della sua esistenza nella sua forza. E non si limita a questo: nella sua immensa carriera cerca il tratto singolare, unico, particolare dei suoi studenti facendo emergere talenti e doti.
L’ironia, la stravaganza e l’eleganza con cui si posiziona con gli Altri significativi della sua vita, non sono altro che meccanismi di difesa congenialmente costruiti per mantenere una maschera di neutralità, freddezza e distacco. Grande pianificatore analitico, fatica a provare emozioni e spesso ad esprimere parti di sé. Carismatico, magnetico, a volte manipolativo agli occhi dei suoi interlocutori, produce e comunica pensieri filosofici di una profonda intensità e con una retorica linguistica finissima e raffinata. Nonostante questo, pochi sono gli episodi in cui il mago parla col cuore in mano di sé. È capace però di una forte empatia e compassione: accetta e comprende le mancanze e i limiti delle persone attorno a sé.
Emblematica è anche la sua posizione rispetto alla Morte: realizzando pienamente la propria vita nonostante i rimpianti e lo sconforto, accetta con serenità l’epilogo della sua stessa vita sapendo che la fine non è altro che l’inizio di un nuovo straordinario viaggio e facendo emergere con tenacia la sua pulsione di vita. È morendo che esprime con tutto se stesso la sua natura più autentica e il suo desiderio di vivere, lasciando ad Harry l’eredità della strada da percorrere. È nella morte che riesce a rendersi immortale.
Come la fenice, Silente, rinasce dalle proprie ceneri.